un'azienda del territorio
che sa guardare lontano

La storia dell’azienda Scudellaro di Pontecasale, nel cuore della Bassa Padovana, merita di essere raccontata, perché è una storia di persone prima che di prodotti, è una storia di vita, di lavoro e di scelte. Una storia iniziata quasi quarant’anni fa quando il fondatore,  Dionigi Scudellaro, chiuse un’esperienza da ortolano che non aveva dato i frutti sperati.

Fu sua madre a metterlo sulla strada dell’allevamento avicolo, anzi sull’aia visto che già allora vi razzolavano gallineanatrefaraone e i tacchini che al tempo venivano allevati per il consumo della famiglia. Già allora erano molti quelli che diffidavano dei prodotti delle grande distribuzione e chiedevano di poter acquistare qualche capo, sapendo che erano allevate a terralibere e alimentate esclusivamente con prodotti coltivati nella campagna di famiglia. Questo, in fondo, è quello che ancora viene fatto e rappresenta uno dei punti di forza dell’azienda.

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Al tempo venivano venduti esclusivamente animali vivi e mettere in piedi un’azienda non fu facile. I primi recinti vennero approntati in modo improvvisato, da una serra venne ricavato il primo recinto per le anatre, seguirono altri piccoli interventi e gli investimenti furono sempre nel segno della parsimonia.

Fu l’Agm di Conselve a fornire il primo miscelatore: un giorno il signor Faccia fece visita all’azienda e vide che malgrado fossero passati diversi anni dall’inizio dell’attività, l’attrezzatura disponibile si limitava ad un piccolo mulino azionato dal trattore. Decise allora di fornire quello che divenne il primo miscelatore, venne concordato un pagamento agevolato, il costo, comunque, fu importante: 50 milioni di lire.

La società cambia: con gli anni ’90 iniziarono a sparire i pollai attorno alle case e anche il numero dei componenti delle famiglie iniziò a scendere. Quindi la richiesta passò progressivamente dall’animale vivo all’animale spiumato e macellato, se non più spesso alla richiesta del singolo taglio anatomico. Si rese necessario affiancare all’allevamento un macello e ovviamente trovare un mercato.

Anche in questo frangente la provvidenza porta i nomi di persone che conoscevano bene l’impegno con il quale Scudellaro portava avanti il lavoro. Ferruccio e Roberto Ossari, due macellai della zona, decisero di fornire i banchi delle loro macellerie di Vanzo e Cartura con i prodotti Scudellaro. I primi clienti furono macellerie e ristoranti.
Arrivarono anche le prime risorse, sempre investite in azienda: venne costruito il primo capannone e poi il secondo.

il cambio generazionale

Alberto e Mirco sono nati rispettivamente nel ’72 e ’75 e dopo aver concluso i loro percorsi di studio hanno deciso di fermarsi in azienda con lo scopo di valorizzarla e farla crescere.

Con loro il marchio Scudellaro iniziò a conoscere i grandi numeri, dai due mila capi degli esordi del padre, nel giro di pochi anni, si passò a 70 mila polli, 30 mila faraone, 15 mila anatre, 10 mila capponi.

Crebbe il numero dei recinti per il razzolamento, il macello viene perfezionato e allestita una rete di vendita più capillare e scrupolosa nel territorio, viene fatta la consegna a domicilio, anche la filiera dell’alimentazione venne meccanizzata ma il sistema di allevamento rimane quello della tradizione.